REGALI

Nella mia stanza c’è un quadro enorme, bellissimo e molto forte, come praticamente tutti i quadri di Shiele.
Questo quadro è un regalo di una persona a cui ho voluto molto bene, e che, posso affermare con certezza, mi ha voluto molto bene.
Continuiamo a volerci bene credo, ma in modo diverso e ognuno per i fatti propri.

Di solito quando guardo questo quadro non penso piú a quello che ha significato per me allora, vedo solo un quadro che mi piace, e ormai è solo arredamento.
Oggi peró mi sono fermata a guardare la stampa piú a lungo ed è stato diverso.
Mi ha suggerito un ricordo.
È una scena in cui siamo io e questa persona in una stanza vuota, posta di fianco a un’altra stanza da cui arrivano i suoni della musica alta, le risate delle persone un po’ alticce e le urla dei cori di chi vuole solo far festa.
Siamo seduti uno di fianco all’altro, con le schiene appoggiate alla parete rimbombante che divide le due stanze.
Ho un drink mezzo finito in mano e torturo il ghiaccio con la cannuccia mordicchiata.
La mia testa è appoggiata alla sua spalla, fissiamo il vuoto in silenzio e sconfitti.
Abbiamo appena concordato una fine.
La sensazione di aver perso tanto, di avere fallito.
Le solite frasi di rito e il modo in cui ti senti uno schifo.
“E non sei tu, ma sono io.
Ed è un periodo strano.
E non ci incastriamo.”
Parole, parole…
La veritá è che ho un gigantesco scudo intorno a me.
Non riesco a darti piú niente, non ho piú niente per te, è il mio massimo per te.

Non c’è piú niente in questo bicchiere annacquato.
Faccio rumore provando a tirar su con la cannuccia quel poco che resta, pensando di risucchiare anche le due lacrime che stanno scappando.
Fa male sentire che non è questo il massimo che posso dare, che ho da dare.
Vita come sei strana, i legami li soffi e li rompi come bolle di sapone.
Un attimo prima condividi un’intimitá abissale e, un po’ d’amore dopo, si è solo estranei.
E le cose mutano, la gente cambia.
Ti incroci per strada, di fretta.
Un saluto distratto e veloce, imbarazzato, due convenevoli e ognuno per la propria esistenza.

Ma ti sento che mi guardi.
Mi urli con gli occhi “Ei ti ricordi di me? Sono io, ti abbracciavo forte col mio telo enorme, sulla spiaggia, per asciugarti. E ti baciavo i capelli bagnati…
Ti ricordi il rumore del mare?”

“Sí. Tutto okey anch’io,
ti trovo in forma, stai bene.
Magari ci vediamo in giro allora.”

Mi dispiace se sono cosí, se mando sempre tutto all’aria, se una persona non me la so tenere perchè ho paura.
E non ho ancora imparato niente di queste cose, non so ancora niente.
Puó darsi non capiró mai niente di piú.
Ma una cosa l’ho scoperta a mie spese.

La confidenza che cresce, tra un segreto e una birra, tra un giro in centro e un treno perso, un consiglio strappato e un bacio sbagliato… puó portare amore.
Lo senti che si attacca come un eritema, da un corpo all’altro, tra una pelle e l’altra.
Puó addirittura rimanere amore per sempre, se va bene, se è il morbo giusto.
Ma se non scatta amore o non resta amore, perdi tutto.
Uno dei due resta infettato e non si torna indietro.
Perfino quando sarete guariti entrambi, da tempo… rimarranno cicatrici profonde che si respingeranno a vicenda per tutta una vita.
Come a dire “No basta, da te non voglio altro male.”

-MaríeFfe-

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