RUFFIANA CON FUSA

Mi piacerebbe dirti che
mi stai piacendo poco a poco.
Come un nuovo gioco,
come un uovo strappazzato
fritto con bacon croccante
passato in rovente padella.
Come in pagella
con tutto otto
e nove in condotta
o la marmotta della Milka
che fa il cioccolato
nella mia soffitta
apposta per me.
Come De Andrè.
Va be, non esageriamo.
Ma come Battisti e le sue Emozioni.
Come le canzoni che ascolterei
se ti pensassi.
Ma non ti penso.
Non ti montare.
Potrei dirti che mi fai sconcentrare
se inizio a vagare con la testa
sulle tue mani sulle mie mani.
Come una lunga dormita
senza sveglia puntata,
o una puntata di una serie
appena uscita e già scaricata.
Come una festa a cui non volevo andare,
poi sono andata
e mi è piaciuta.
Come la H muta,
davanti ad hamburger.
Come l’hamburger stesso
che mangerei con te
adesso,
tanto la fame vien mangiando
o parlando o ridendo o baciando.

Potrei dire questo,
ma son di sasso, non mi sciolgo.
Se fossi un’altra (una senza carapace),
che mi piaci te l’avrei già detto,
in modo diretto e audace.
Potrei provare, certo,
ma se lo dicessi ora
guarderei solo le stringhe
sulle scarpe,
lo farei color mela rossa, ciliegia
o addirittura lampone.

Ma comunque sarebbe magia,
un’illusione,
anzi proprio utopia.
Perchè mica è vero che mi piaci,
non ti gonfiare.
Stavo scherzando,
e da vera forzuta,
son tutta d’un pezzo,
impassibilmente muta.

-MaríeFfe-

(Disegno-se cosí è definibile- di mia produzione, ispirato da un poco evidente, e per niente condizionante, attacco di fame.)

Pagina facebook: https://www.facebook.com/MarieFfeQ/

3 risposte a "RUFFIANA CON FUSA"

  1. Mi ricorda un mio vecchio delirio alcolico:
    «E niente…
    Tu che sei d’altro stampo puoi capire…
    Sto sdraiato sul balcone…
    Che la luna è dritta e piena…
    E pure troppo gialla…
    Ma è pur sempre luna…
    Anche se malaticcia…
    E niente…
    Star sdraiati sul duro…
    Con lo zaino a mo’ di cuscino…
    E il cielo che non si capisce…
    È bello…
    E niente…
    Ti ho scritto perché se fossimo in un film d’essai…
    Tu saresti qui a fianco a me…
    Sdraiata sul balcone…
    A guardare la luna…
    E tu avresti il tuo ed io il mio…
    E niente…
    Ma un niente bello…
    E con me saresti te…
    Folle senza la paura di esserlo…
    Folle senza giudizio…
    “Il linguaggio ci fotte”, è vero, ma chi fotte noi?
    Chi fotte te?
    Chi fotte me?
    Chi se ne fotte?
    E ci si fotte…
    Tra lividi e botte…
    Che nella botte piccola c’è il vino buono…
    Ma prima devi dargli un colpo…
    O un colpetto, se preferisci…
    Al cerchio (che vuole essere quadrato)…
    E alla botte che vuole le botte…
    E allora sia fatto il vino!
    E il vino fu.».

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