Ieri ero a teatro, a vedere una commedia dal titolo “Una giornata particolare”.
Gli attori recitavano in dialetto milanese, non strettissimo, ma abbastanza stretto per farmi stare attentissima a non perdere il senso del discorso, che nemmeno quando all’universita mi metto nelle prime file a lezione sono cosí presa.
Sí, perchè non posso propriamente dire di essere brianzola, ma giú di lí insomma, tra il Molise e la Sicilia, la giusta lontananza che mi giustifica a non sapere gli idiomi del posto.
Quindi alla fine ero piú stanca di quando passo un’intera giornata sui libri, diciamo che è stato un po’ come imparare un’altra lingua, tipo il giapponese.
Peró, contro ogni aspettattiva ho capito quasi tutto ed è stato molto molto bello (sia capire, sia lo spettacolo in sè).
Ma soprattutto uno dei protagonisti avrá avuto novant’anni, approssimando per difetto, e vi giuro che sembrava un ragazzino.
Ed io continuavo, incredula, a tirare gomitate a chi avevo di fianco –
“No, vabbè ma io voglio essere lui!
Ma come faa?
Ha piú energie di me e ha il quintuplo dei miei anni!”
E quindi niente, riflettevo… e alla fine questa è la prova che l’arte e la cultura se masticate per una vita intera, tengono brioso lo spirito e, forse, sono il vero elisir di lunga giovinezza.